INTERVISTA ALLA PRESIDENTE ROSANNA RONDELLI

Qui di seguito riproponiamo l’intervista alla nostra presidente Rosanna Rondelli, a cura di Maricla Pannocchia, uscita su voglioviverecosi.com

Buona lettura!

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Ciao Rosanna, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Io mi chiamo Rosanna Rondelli, sono emiliana ma nel 1998 mi sono trasferita a Grosseto. Ho lavorato presso Poste Italiane fino al 2010, adesso sono in pensione.

Come mai hai deciso di lasciare l’Italia?
Ho lasciato l’Italia per vivere dai 7 ai 9 mesi l’anno a Kiwengwa, Zanzibar, per seguire le attività della mia Associazione “Amici di Zanzibar e del Mondo” ODV/NGO. L’estate vivo in Italia per star vicina alla mia nipotina.

Come sei finita proprio a Zanzibar?
Ci sono andata la prima volta nel 2008, quando mio marito ed io ci siamo regalati un viaggio per i nostri 25 anni di matrimonio. Era un viaggio organizzato in autonomia con l’aiuto di amici che ci andavano in vacanza da anni, abbiamo prenotato solo il volo in agenzia e poi abbiamo alloggiato in un resort locale ben tenuto, pulito, con buona cucina, dove ci siamo trovati benissimo. A parte fare le classiche escursioni, abbiamo passato tutte le 2 settimane vivendo la vita del posto.

Come hai accennato, sei Presidente di una ODV/NGO “Amici di Zanzibar e del mondo”, com’è nata e di cosa si occupa?
Sono Presidente dell’Associazione “Amici di Zanzibar e del Mondo ODV/NGO” dal 2016, anno della sua fondazione. Ci occupiamo di scolarità prima infanzia, disabilità inclusiva, assistenza sanitaria a largo raggio, aiuti umanitari, progetti idrici e di sviluppo. Vivendo per più tempo nei loro villaggi locali (viviamo in una casa con un contratto di affitto a lungo termine) ci siamo resi conto che, nonostante il turismo, esisteva un divario economico anche per mancanza di lavoro per la maggior parte della popolazione, la quale sopravvive con lavori marginali come lavorare il cocco, produzione di succhi e gelati casalinghi, raccolta di legna, produzione di carbone, produzione di dolcetti per bancarelle, vendita verdura in bancarelle, tutto per rimediare quei 2 dollari il giorno non sufficienti nemmeno per alimentarsi. Vi era l’impossibilitò di potersi curare. È stato così che abbiamo cominciato ad acquistare apparecchio analisi emocromo, sterilizzatrice per arginare infezioni e forniture medicinali trimestrali da donare all’Ospedalino di Kiwengwa (da fine 2012) prima come gruppo di amici, in privato, poi abbiamo proseguito negli anni, anche dopo la costituzione dell’Associazione nel 2016 con acquisto microscopio, apparecchio pressione, misura diabete, apparecchio adatto per zone endemiche umide e calde per esame emocromo, computer, stampante, fornitura ecografo, stampante ecografo, defibrillatore, centrifuga esami sangue e urine insieme a ricambi e consumabili oltre a materiale medico sanitario. Tutto ciò è stato possibile grazie ai donatori. Da ottobre 2022 abbiamo iniziato la riqualificazione di uno stabile dismesso datoci in concessione per 25 anni da tutte le autorità per un Centro Medico polispecialistico. Abbiamo acquistato vernici per riqualificare la scuola governativa, sostenendola con installazione infissi, costruzione pozzo, acquisto fotocopiatrice con libri di testo, per poi restaurarla e ampliarla dal 2016, con termine lavori con 2 aule per nido, aula magna, bagni, aula laboratorio e restauro aule per superiori, oltre a impianto idrico di acqua potabile con collegamento ai bagni e laboratorio, con inaugurazione nel 2018. Dal 2015 al 2016 sono stati realizzati 4 pozzi.

A Gennaio 2019 abbiamo iniziato un progetto asilo nido, unico gratuito nell’isola, in quanto l’asilo nido è facoltativo – come nella maggior parte dei Paesi del mondo – e gli unici esistenti sono a pagamento per pochi eletti. Il progetto è proseguito il 3 febbraio 2020 con la costruzione di un nuovo asilo nido su un terreno datoci in concessione dalle autorità governative a tempo indeterminato (gratuitamente). Ad oggi abbiamo 117 bambini da asili nido oltre a una classe diversamente abili con 4 bambini sordomuti e 7 bambini con gravi disabilità cognitive e motorie, seguiti da un’insegnante e una fisioterapista qualificate.
Abbiamo 8 insegnanti, 3 aiuti disabili, 2 aiuti per pulizie e merenda e un guardiano, da quest’anno iniziamo 1 classe di materna per il proseguimento dei nostri alunni.
Il progetto è riconosciuto dal Ministero pubblica istruzione, l’asilo è registrato ufficialmente con il nome “Nursery Amici RafikiKiwengwa”, con la nostra Direzione e Gestione.
La nostra Associazione è ufficialmente registrata in Italia presso il Registro Nazionale Associazioni del Ministero Politiche Sociali, e Agenzia Entrate, presso il Governo di Zanzibar come NGO, Organizzazione No Profit non governativa, e presso il governo di Tanzania come Società No profit.

Dove vivi esattamente e com’è la tua vita quotidiana?
Una giornata tipo è andare la mattina all’asilo a seguire le varie attività e dare supporto. Di solito vado in città a fare la spesa per l’asilo o per l’Ospedalino, o ci vado per il commercialista, per pratiche burocratiche, spese per i gadget da offrire per la raccolta fondi o, ancora, vado dai vari artigiani a cui facciamo confezionare oggetti per mercatini, onde sostenerli dandogli autonomia economica. Colloqui con persone che ci contattano per conoscere l’associazione e visitare i nostri progetti. Qualche ora di attività interna dell’Associazione al computer. Qualche ritaglio di tempo libero.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta di trasferirti a Zanzibar?
Qualcuno la condivide e qualcuno no, qualcuno non riesce a capirlo, non ci vivrebbe in mezzo a “loro”.

Quali difficoltà hai riscontrato e come le hai superate?

Non è facile, un conto è andarci in vacanza e un conto è viverci, integrarsi facendosi rispettare senza stravolgere il loro modo di vivere.

In cosa, invece, sei stata sorpresa in positivo?

L’accoglienza.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Abbastanza bene, si sono rivelati protettivi.

Che consigli daresti a chi sogna di lasciare l’Italia?

Di provare prima, di non prendere subito la decisione, perché potrebbe essere anche negativa. A diverse persone è successo.

E quali, invece, a chi vorrebbe fondare un’organizzazione di volontariato? Come si fa, anche dal punto di vista legale, a farlo a Zanzibar?

Noi siamo cresciuti nel tempo. Fino al 2010 io lavoravo in Italia e mio marito ha avuto un impiego fino al 2017, quindi stavamo a Zanzibar per circa 3 mesi l’anno. Dal 2017 abbiamo cominciato a viverci per 6 mesi l’anno, io per seguire le attività scendevo il mese di giugno o dal 20 Agosto. Noi siamo residenti a Zanzibar. Il resto dei mesi seguono le attività delle Associazione a rotazione con soci volontari. Prima ci siamo registrati in Italia, poi dal 2018 a Zanzibar come NGO e poi dal 4 febbraio 2020 come società no-profit con i documenti italiani, poi con aggiornamento come NGO. Il mio consiglio è di farlo tramite consolato, oppure con un avvocato fidato, e commercialista.

A proposito di burocrazia, come funziona per vivere e lavorare nel Paese?

Per vivere a Zanzibar in maniera stabile e ottenere la residenza occorre essere pensionati oppure avere un lavoro o un’attività in proprio (prima di provare ad aprire un’attività in proprio consiglio di verificare perché potrebbe rivelarsi l’opzione non adatta, e di chiedere consiglio a persone fidate). Se non si soddisfano questi requisiti non si può vivere qui oltre i 90 giorni del visto turistico

Esiste una comunità italiana a Zanzibar? Ne fai parte?
Sì.

Che cosa ti ha insegnato vivere lì?
A fare a meno del superfluo e ad apprezzare le cose utili e semplici.

Ci sono degli incontri umani che ti sono rimasti particolarmente nel cuore?
Persone che si trovano sul posto con cui abbiamo condiviso momenti, persone che sono venute a visitare le nostre attività con cui abbiamo costruito un bellissimo rapporto e alcune sono diventate socie volontarie.

Zanzibar è spesso vista come una meta turistica in cui rilassarsi, che consigli hai per chi vuole visitarla?
Consiglio di prenotare almeno 2 settimane per riuscire a fare escursioni e a godere di alcune bellezze e rilassarsi, altrimenti diventa un tour de force.

Progetti per il futuro?
Ampliare l’offerta ai progetti esistenti, attivare progetti di empowerment femminile, inclusione sportiva e disabilità inclusiva.

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